È una delle forme di finanziamento più richieste e più usate. Perché dà sicurezza a entrambe le parti. Sia per chi eroga il credito e sia per chi lo richiede. Ma come si calcola la cessione del quinto? A prima vista, verrebbe da pensare di fare semplicemente lo stipendio diviso 5 ma, in realtà, il calcolo è leggermente più complesso. Te lo spieghiamo ora.
Come si calcola la cessione del quinto
No, la cessione del quinto non si calcola semplicemente facendo lo stipendio diviso 5. Ma devi fare un calcolo diverso, che ti spieghiamo ora. Mettiamo che il tuo stipendio sia di 1500€ al mese. Nella busta paga, però, ci sono varie voci come le indennità, gli straordinari, gli assegni familiari e così via.
Tu devi ‘togliere’ tutte queste voci e prendere lo stipendio ‘secco’. Per comodità, facciamo che quest’ultimo sia di 1200 netti. Perfetto, andiamo avanti. A questo punto, però, devi considerare che i mesi sono sì 12 ma gli stipendi sono almeno 13. Sì, perché devi calcolare la tredicesima e, per i più fortunati, anche la quattordicesima. Ma mettiamo che tu faccia parte della categoria di persone che ha la tredicesima e non il quattordicesimo stipendio. Adesso devi fare 1200 per 13. Il risultato è 15.600.
È pur vero che gli stipendi sono più dei mesi ma le rate sono calcolate a livello mensile: ciò significa che devi fare il tutto diviso 12. Quindi, 15.600 diviso 12. Che fa esattamente 1300. La cessione del quinto è la restituzione della somma sottraendo il 20% dello stipendio, un quinto appunto. Per semplificare facciamo direttamente 1300 diviso 5 che viene 260€. Ecco, se fai la cessione del quinto ti verrebbe a fare 260€ al mese.
Un ottimo articolo/guida che spiega alla perfezione la cessione del quinto dello stipendio è quello di Leggioggi.it. Consiglio la sua lettura per approfondire il discorso.
Chi può aderire alla cessione del quinto
Non sono tante le categorie che possono accedere alla cessione del quinto. Infatti, è un finanziamento che è risolto, in particolare, a due tipologie di cittadini: i lavoratori della Pubblica Amministrazione con contratto a tempo indeterminato e i pensionati under 75.
I motivi sono essenzialmente due. Per quanto riguarda il primo, infatti, questi dipendenti hanno il cosiddetto ‘lavoro fisso’. Cioè, in altri termini, sono praticamente illicenziabili e non subiscono, salvo casi particolari, alcun ‘ricatto’ di perdita del posto di lavoro. Infatti, anche di fronte alla pandemia il loro stipendio è rimasto praticamente intatto.
Per quanto riguarda i pensionati under 75, il discorso è più o meno simile. La pensione è un diritto acquisito e non può più essere tolto. Una volta che ce l’hai, ce l’hai. Certo, l’età pensionabile aumenta sempre di più e, quindi, più in là si va con l’età e più c’è il rischio che una persona possa lasciare questo mondo. Non a caso, infatti, il ‘paletto’ è fissato sui 75 anni: oltre questa età, infatti, difficilmente si potrà accedere alla cessione del quinto. Discorso a parte meritano i dipendenti di aziende private con contratto a tempo indeterminato. Sulla carta avrebbero anch’essi il posto fisso ma sappiamo che non è così, anzi. Non di rado, infatti, i subordinati di multinazionali da un giorno all’altro vengono licenziati e si ritrovano in mezzo a una strada. Una possibilità troppo rischiosa per gli enti di credito che, quindi, preferiscono dire un secco ‘no’ a questa tipologia di lavoratori. Dovranno richiedere le classiche forme di prestito, da quello personale a quello finalizzato. A seconda di ciò che serve e di ciò che è più adatto in quella circostanza.