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Investire in criptovalute è il trend finanziario del momento: perchè ?

Quello attuale è un momento d’oro per le monete virtuali anonime, ovverosia per le cosiddette criptovalute, e tra queste il noto Bitcoin che da inizio anno ha fatto registrare una vera e propria esplosione delle quotazioni di mercato. Per le criptovalute quello in corso è di conseguenza il trend finanziario del momento anche perché rispetto al passato monete come il Bitcoin vengono viste come un bene rifugio al pari di metalli preziosi come l’oro.

D’altronde quello attuale è un momento molto delicato a livello geopolitico visto che ad oggi non si esclude un intervento militare degli Stati Uniti contro la Nord Corea di Kim Jong-un che sta portando avanti il suo programma nucleare in sfregio alle dure condanne da parte delle comunità internazionale. Nel consigliare di leggere con attenzione questa guida sulle criptovalute , è chiaro che il forte rialzo registrato per le quotazioni del Bitcoin nei primi otto mesi dell’anno non è destinato a durare in eterno, ma è anche vero che attualmente è difficile attribuire alla moneta virtuale una valutazione corretta, in termini di prezzo, in quanto i fattori in gioco sono tanti e sono imprevedibili.

Quel che è certo è che la volatilità regna sovrana anche perché basta una notizia o una semplice indiscrezione, positiva o negativa, per far salire o per far scendere a rotta di collo il valore di mercato delle criptovalute. Una di queste notizie, potenzialmente negativa per i Bitcoin, riguarda la decisione, da parte della banca centrale della Cina, di vietare le cosiddette Ico, ovverosia le Initial coin offering grazie alle quali molte società, in prevalenza delle startup spesso del tutto sconosciute, rastrellano capitali sul mercato emettendo dei token che sono direttamente collegati alle criptovalute.

C’è inoltre da segnalare il fatto che non tutte le Ico sinora si sono rivelate redditizie per gli investitori. In molti casi, infatti, le Initial coin offering si sono poi rivelate un flop in termini di rendimento finanziario, e addirittura non sono mancati pure i casi di truffa.

Sono proprio le banche centrali quelle che possono contrastare l’ascesa di monete virtuali come il Bitcoin, l’Ethereum ed il Bitcoin cash in virtù del fatto che le criptovalute godono dell’anonimato e, di conseguenza, si prestano potenzialmente ad attività illecite che possono spaziare dall’evasione fiscale al riciclaggio di denaro sporco, e fino ad arrivare al finanziamento di attività a scopo di terrorismo. Nello stesso tempo però c’è anche da dire che, essendo prive di un controllo centralizzato, le criptovalute sono ad oggi per loro natura inattaccabili da azioni quali il sequestro o il pignoramento.

Grazie al recente balzo del Bitcoin, con le quotazioni che hanno temporaneamente sfondato la soglia record dei 5.000 dollari americani, all’inizio del mese di settembre del 2017 la capitalizzazione complessiva delle criptovalute ha toccato la soglia dei 180 miliardi di dollari anche in scia a fattori speculativi. La scommessa, per il futuro, è che le criptovalute in tutto il mondo si affermino come dei beni di investimento, ma i detrattori del Bitcoin e delle altre monete virtuali vedono in questa ascesa, apparentemente senza fine, una bolla speculativa pericolosa al pari dei mutui subprime che hanno scatenato l’ultima crisi finanziaria ed economica su scala globale.

A livello geografico, inoltre, per i Bitcoin  per le altre criptovalute si registra uno sbilanciamento delle negoziazioni visto che una quota rilevante del trading si registra proprio nella Cina che, nel mettere al bando le Initial coin offering, mira così a frenare la fuga incontrollata di capitali all’estero. Non a caso si passa spesso dal trading in Bitcoin sul mercato cinese per poi assistere a massicci trasferimenti della criptovaluta in Paesi vicini come la Corea del Sud ed il Giappone.

Ma se la Cina mette i paletti sulla regolamentazione finanziaria legata all’uso delle criptovalute, ci sono ancora Paesi dove per il Bitcoin non tira aria di restrizioni e di limitazioni. Tra questi ci sono la Svizzera ed il Regno Unito, ma pure gli Stati Uniti sebbene già da tempo si tema un intervento da parte della Securities and Exchange Commission (SEC), l’ente federale a stelle e strisce che equivale in Italia alla Consob, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa.

L’intervento di banche centrali e di organi regolatori sulle criptovalute continua pur tuttavia a non essere frutto di un coordinamento e di accordi validi su scala globale, il che è un vantaggio per il Bitcoin, per Ethereum e per tutte le altre monete virtuali decentralizzate visto che, nonostante i divieti e le restrizioni, i capitali in ogni caso tendono sempre a spostarsi dove investire è più vantaggioso. Ed in ogni caso è bene far presente che investire in Bitcoin non è come sottoscrivere dei buoni fruttiferi postali visto che il livello di rischio per il trading in criptovalute è decisamente più elevato.

Andrea Minolli:
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